Zoči-voči utrpeniu a smrti
Subito in ospedale l’esame radiografico mostra un enorme foro nel duodeno causato probabilmente da ulcere. Si rende necessario operare immediatamente, per evitare che il paziente deceda. La morfina intanto cessava di fare effetto. Storm attende di essere portato in sala operatoria e inizia ad intuire che ormai gli resta poco da vivere. Chiede aiuto disperatamente al personale dell’ospedale. In quel periodo c’erano le vacanze e molti medici erano in ferie. Storm deve attendere più di dieci ore per l’intervento. I minuti però sembrano ore infinite. Ad affliggerlo ulteriormente erano inoltre il disinteresse e l’indifferenza del personale ospedaliero. Iniziava a chiedersi cosa ne sarebbe stato di sua moglie, dei suoi due figli, dei suoi quadri, della casa, del giardino e di tutte le altre cose a cui teneva. Il pensiero della morte lo terrorizzava. Aveva solo 38 anni ed era un artista assai promettente. Voleva vivere ad ogni costo, ma le forze iniziavano a mancargli e a stento respirava. Riusciva appena ad alzare il capo e proferire fievoli frasette. Dopo dieci ore di attesa un’infermiera gli comunica che il chirurgo era tornato a casa e che l’operazione avrebbe potuto aver luogo solo l’indomani mattina. È la lettura di una condanna a morte. L’infermo sapeva che non sarebbe sopravvissuto. Con le lacrime agli occhi si congeda dalla moglie ribadendole per l’ultima volta quanto egli l’amasse. I baci e gli abbracci si confondono col pianto. Storm era convinto che la morte fosse sinonimo di cessazione della coscienza umana e dell’esistenza in assoluto. Non credeva a Dio e ancor meno nel Paradiso, Purgatorio e Inferno.
IL PREANNUNCIO DELLA MORTE
Storm in preda a sofferenze indescrivibili chiude gli occhi e si lascia cadere in un buio che inizia a sopraffarlo da ogni parte; sentiva di precipitare nel baratro del nulla. Ad un tratto però si rende conto di essere vivo e di essere consapevole di sé e di percepire ciò che avviene. Era a conoscenza dei suoi problemi gastrici, ma non sentiva dolori, pur ricordandoli. Constata meravigliato di trovarsi in piedi nella stanza d’ospedale e di vedere il proprio corpo immobile, con la moglie Beverly accanto con le mani tra i capelli. Desiderava comunicare con lei ma non ci riusciva; la donna infatti non reagiva ma se ne stava soltanto seduta immobile fissando il pavimento. La stanza dell’ospedale gli appariva completamente brillante; vedeva con straordinaria nitidezza anche i minimi dettagli, come mai gli era accaduto fino ad allora. Era assai irritato dal fatto che non riusciva ad allacciare alcun contatto con la moglie. In quel momento sente delle voci: “Vattene subito da lì. Sbrigati. Ti stiamo aspettando da tempo. Vogliamo aiutarti”. Sentiva che, se avesse lasciato quella camera, non vi avrebbe più fatto ritorno. Le voci misteriose incalzavano: “Non possiamo aiutarti se non vai via da lì.” Decide di dar loro ascolto. Aveva l’impressione di trovarsi in un qualcosa che somigliava ad un enorme corridoio pieno di nebbia, che nel subconscio suscitava terrore. Non vedeva i dettagli ma gli sembrava di attraversare una sorta di spazio misterioso. A lunga distanza scorgeva figure che ricordavano umani. Erano pallidi e vestiti di grigio. Voleva avvicinarsi ma non ci riusciva perché quelle figure si allontanavano sempre di più. In mente sua pensava che doveva sottoporsi il prima possibile ad un’operazione chirurgica e che quelle persone erano la sua unica speranza. Continuavano a ripetergli che bastava seguirle e tutti i suoi problemi sarebbero spariti. Pian piano le tenebre si facevano sempre più fitte e le figure inquietanti sempre più numerose. Ormai gli giravano tutt’intorno. La loro presenza lo riempiva di terrore, poiché esse emanavano odio, inganno e menzogna. Storm si voltò indietro e, come a distanza di alcune miglia, scorse il proprio corpo supino sul letto d’ospedale, con la moglie accanto seduta. Ebbe la sensazione che il tempo fosse ormai finito e che ciò che stava vivendo non fosse solo un brutto incubo, ma terribile realtà. Le figure misteriose che lo circondavano e lo conducevano verso una meta ignota improvvisamente iniziarono a maledirlo e ad offenderlo. Lo minacciavano dicendogli che sarebbero presto giunti tutti in quel posto. Howard si rendeva conto di trovarsi in un ambiente spaventoso e agghiacciante. Era cosciente della disperazione che provava in quella situazione. L’aspetto delle figure da vicino era mostruoso. Si facevano sempre più aggressive. Maledicevano e bestemmiavano tormentando enormemente il povero Howard. Quelle figure erano del tutto impietose, dominate dall’odio e da efferata crudeltà. Storm capì che quelle erano persone dannate, che durante l’esistenza terrena avevano rifiutato ed odiato Dio, diventando assoluti egoisti. Invano tentava di difendersi. Più ci provava più quegli esseri si facevano aggressivi e lo ridicolizzavano. La sofferenza di Storm era insopportabile e in più egli sentiva una sensazione di disperazione totale, come mai aveva provato fino ad allora. Ad un certo punto ode una voce interiore che lo invita a pregare, a chiedere aiuto a Dio. In un primo momento rifiuta questo pensiero, ma l’appello alla preghiera si faceva sempre più intenso. Era da tantissimo tempo che Storm non pregava, praticamente da quando era diventato adulto. E ora non sapeva più come si faceva. Si rammentò di qualche passaggio del Padre Nostro ed altre preghierine semplici che aveva imparato da piccolo. E iniziò a ripeterle. Mentre egli cercava di pregare come poteva, quelle creature già avevano iniziato a correre nel panico. Storm era meravigliato. Urlavano come disperate dicendo che era inutile pregare, che nessuno l’avrebbe ascoltato e che Dio non esisteva. Lo minacciavano e bestemmiavano contro Dio e contro la Vergine Maria. Storm continuava a ripetere le sue parole di preghiera ed era stupito (e anche rincuorato) dal vedere quelle orrende creature allontanarsi da lui furibonde. Storm aveva capito che, se egli avesse smesso di rivolgersi a Gesù, quelle creature sarebbero tornate ed avrebbero continuato a tormentarlo. Esse erano così crudeli e orribili che la sofferenza fisica provata in ospedale era una bazzecola al confronto.
IL GIUDIZIO SU SE STESSO
Mentre Storm ripeteva le parole di preghiera vedeva se stesso nella verità e riusciva a valutare ciò che c’era stato di giusto e di sbagliato nella vita precedente. Si era reso conto che durante la sua intera esistenza terrena aveva costruito altari al suo più grande idoletto: l’egoismo. Era completamente orientato verso la propria persona e voleva diventare a tutti i costi un celebre pittore. Desiderava solo che i suoi quadri fossero famosi in tutto il mondo. Aveva capito che avrebbe dovuto rivedere il suo rapporto coi quadri e con le statue della sua collezione e il rapporto con i familiari e chi gli stava attorno. L’intera scala di valori cui s’era attenuto tutta la vita non era che una continuazione del suo egoismo. Proprio quel concentrarsi su se stesso lo associava a quelle creature immonde che gli provocavano una sofferenza indescrivibile. Tutto ciò che fino a poco prima era stato il senso della sua vita ora non aveva più senso. Sentiva grande vergogna e dispiacere per il suo rapporto fino ad allora vissuto verso Dio e verso il prossimo. Storm non era un ladro e non aveva ucciso nessuno, rispettava le leggi e le consuetudini della vita civilizzata; ma tutto ciò era ben poco per potersi considerare una vita degna di un uomo. La sua religione e i suoi principi di vita erano l’egoismo e un individualismo cieco; riteneva che la compassione per gli altri fosse un sintomo di debolezza. Si rese conto che per una vita intera aveva coltivato in sé una rabbia nascosta e un rifiuto di perdonare suo padre; e tanta ribellione verso situazioni e cose che non riusciva a gestire. In quel momento era completamente impotente e non sapeva cosa fare. Aveva capito che mancava ancora un millimetro e sarebbe irrevocabilmente diventato un irreparabile egoista alla stessa stregua di quei dannati infuriati e si sarebbe aggiunto alle loro file per l’eternità.
LA LUCE DELLA SPERANZA
Howard s’era reso consapevole che stava sprecando la vita. Ci rimase malissimo. Rimpianse tutto il male che volontariamente o meno aveva compiuto. Si dispiacque per tutto ciò che di fastidioso egli aveva provocato per via del suo egoismo. Fu allora che iniziò ad ascoltare la sua voce di bambino esplosa in un canto. Era sempre lo stesso ritornello: “Gesù mi ama, na... na... na...”. Era una canzoncina che cantavano sempre da bambini alla scuola domenicale. In quella angosciante tenebra che lo avvolgeva egli cercava intensamente qualcuno che lo amasse incondizionatamente e che si occupasse di lui. La canzone “Gesù mi ama” diventava la sua preghiera e il desiderio principale di tutto il suo essere. Sentiva nel profondo che in quella situazione disperata l’amore di Gesù era la sua unica protezione e salvezza. Grazie a quella preghiera cominciò a risvegliarsi in lui la luce della speranza. Per la prima volta nella sua vita da adulto sentiva di desiderare che il fatto che Gesù l’amava fosse davvero la verità; e pertanto si mise ad invocare con tutto il proprio essere: “Gesù salvami!”. Dopo un po’, nel buio che lo avvolgeva, vide un lumicino, anzi come una stella appena scorgibile, la cui luce però diventava sempre più intensa e più chiara. Gli sembrava che quella luce si avvicinava assai rapidamente. Era ammaliato dalla sua brillantezza e non riusciva a distogliere lo sguardo da lei. Era una luce ben più chiara del sole o del fulmine e di gran lunga più bella di tutto ciò che egli fino a quel momento aveva potuto ammirare. Quando la luce gli giunse vicino, si accorse che non era una stella, ma una Persona viva da cui scaturiva una meravigliosa luce d’amore. Era Gesù Cristo risorto, il Salvatore e Signore del mondo intero. Howard Storm fu come trafitto dal suo amore. In quella luce scorse una gran quantità di peccati da lui commessi e tutto il male che causava il suo ateismo. Nonostante tutto il dolore che derivava da quella scoperta delusoria su se stesso, egli sentiva che era come il figliol prodigo (amato da vero amore che perdona i peccati, risana le ferite più profonde e restituisce la dignità perduta di Figlio di Dio). Capì che la sola ed unica condizione era la fiducia e l’accoglimento dell’amore salvifico di Cristo. Howard provò l’amore di Dio e la misericordia così intensamente che non trovava le parole o altri mezzi per esprimere la propria esperienza in termini umani. Piangeva per la gioia e per la contrizione per i peccati commessi. Sentiva di essere amato e accolto, nonostante la gran quantità di peccati commessi. Gesù Cristo lo abbracciò e lo portò via da quella realtà oscura e terrificante che portava direttamente all’inferno. Storm aveva l’impressione che il Salvatore aveva percorso una distanza infinita che separava la luce dalle tenebre, l’amore dall’odio, la verità della menzogna, la libertà dalla schiavitù più estrema. In questa nuova realtà troppo bella per essere descritta Storm si rese conto della verità che la vita è un atto di amore; si sentiva impotente e quasi si vergognava del suo stato di umano. Davanti alla santità di Dio si sentiva come uno straccio sudicio da gettare nella spazzatura. Quante volte nella vita aveva non solo rifiutato, ma addirittura deriso la verità, ovvero che Dio esiste e che Dio è amore. Chissà quante migliaia di volte aveva proferito il nome di Dio come volgare intercalare. Voleva essere al centro dell’universo e decidere lui cosa fosse buono o cattivo, basandosi solo sui propri impulsi egoistici. Ormai consapevole di tutti quei peccati che aveva compiuto, credeva di essere lì per sbaglio. E fu allora che intese delle parole pronunciate da Gesù e indirizzate direttamente a lui: “Non sei qui per errore. È proprio qui che devi essere. Devi ancora prepararti, maturare e purificarti”. Su comando di Gesù apparvero delle creature splendenti che brillavano di gioia e amore. Erano spiriti puri, angeli, che comunicano con una trasmissione di pensieri immediata. Esse sapevano già tutto ciò che Storm aveva in mente. Il suo protettore diretto, l’angelo custode, gli comunicò che sarebbe dovuto tornare sulla terra, alla vita terrena, poiché non era ancora pronto ad entrare nella vita eterna. L’angelo gli spiegò che Dio ha donato a tutti, nessuno escluso, la capacità di accogliere o rifiutare il Suo amore; e questo dono è del tutto libero e gratuito e per questo motivo può essere accolto solo nella più completa libertà, nella preghiera fiduciosa e sincera. Proprio per questo bisogna pregare tanto. L’angelo custode spiegò inoltre a Storm che quando qualcuno ama non deve aspettarsi ricompense o altri vantaggi, ma deve soltanto desiderare di compiere la totale volontà di Dio in piena libertà. Solo così si diventa figli di Dio e si va in cielo per la strada più semplice.
UNA VITA COMPLETAMENTE NUOVA
Quando l’angelo custode terminò di parlare, Howard si rese conto di essere allungato sul letto, che l’operazione era già finita e che un’infermiera gli stava lavando la ferita postoperatoria all’addome con acqua calda e sapone.
L’esperienza sulla soglia della morte ha cambiato Storm in maniera radicale. È cambiata la sua intera gerarchia di valori e la sua maniera di pensare. “Da ateo che ero sono diventato un uomo dalla fede viva e di preghiera”. Fino ad oggi Howard Storm non ha mai smesso di testimoniare che solo con la fiducia e con la fede in Dio si può essere davvero liberi e capaci di amare gratuitamente; e solo quando ci si collega a Dio attraverso la fede (attiva nell’amore) si può raggiungere la vera felicità, si diventa santi e si cammina lungo il sentiero che porta direttamente al cielo.
Autore: ks. Mieczysław Piotrowski TChr
Estratto dalla rivista “Milujte sa” 12/2009